Marketing oggi… secondo me!!!

Ultimamente mi ha fatto molto riflettere una frase del mio conterraneo Alex Giordano:

“C’è un solo marketing… quello che funziona.”

Accattivante senza dubbio, sicuramente assolve brillantemente alla necessità di essere incisiva, ma va a mio avviso integrata con la considerazione che segue:

Non c’è marketing che possa funzionare se non applicato ad un prodotto/servizio che funziona, che abbia le carte in regola insomma.

Nell’ipotesi in cui questa equazione non sussista, nel migliore dei casi ci troveremmo di fronte ad una vittoria di Pirro, nella peggiore ad una logica del prendi i soldi e scappa.

Provo a spiegarmi meglio: ho letto molte definizioni di marketing, prima da giovane studente , poi da professionista del commercio, infine nelle vesti di marketer e formatore, mi sono persino esibito in una mia personale interpretazione che qui di seguito riporto per onor di cronaca:

“Marketing è la necessità di un azienda di essere proattiva e presente nel suo tempo e nel suo spazio, avendo ben presente le esigenze ed i comportamenti dei suoi clienti attuali e dei bisogni latenti dei suoi clienti potenziali.“

Il fatto è che, al di la di elucubrazioni più o meno di qualità, trovo che il senso profondo del marketing stia nel tentare di conferire una risposta per nulla semplice ad una domanda decisamente “banale”.

La reason why“, ovvero: Perché io, qual’è il mio valore differenziale, la mia competenza distintiva, il mio patrimonio in quanto a saper essere ed a saper fare“.

Questa considerazione credo si applichi sia al mondo del business (aziende e singoli professionisti) che al marketing personale.

Se non si da soddisfazione a questa identità, alla reason why, diventa difficile, davvero molto difficile, fornire un prodotto/servizio adeguato, performante, in grado cioè di realizzare un optimum tra efficienza ed efficacia, che in sostanza può presentarsi come eccellente.

Se manca questa condizione, il marketing può tutt’al più essere l’amplificatore della notizia, un advertisingi che però rimane fine a se stesso, quindi atto a produrre quel climax insostenibile sul lungo termine cui mi riferivo qualche riga fa.

Ora mi preme ricondurre tutto il ragionamento alla realtà del mercato di oggi, quindi integrando le valutazioni fin qui svolte con la fenomenologia derivante dall’avvento del fattore Web, soprattutto nella sua evoluzione consumeristica” (Badalic), interattiva, democratica e… peer to peer, che mi sembra infine l’espressione che meglio sintetizza la realtà cui mi riferisco.

Il web autoreferenziale” , semantico, che costruisce se stesso, rappresenta per me uno strano ossimoro.

Da una parte moltiplica in modo esponenziale la quantità di informazioni a cui attingere e le relative fonti di produzione e di erogazione, cosi da essere potenzialmente vettore di sentimenti di opprimente vertigine e confusione.

Marketing

D’altra parte proprio la stessa evoluzione tecnologica che ha permesso questo scenario, ci consente di sviluppare antidoti virtuosi grazie anche alla possibilità e potenzialità dell’user generated content.

Tutta la tematica della brand awareness assume allora un rinnovato rilievo, poiché siamo di fronte ad una catarsi, e la questione si centra finalmente sul concetto di brand reputation, la summa delle opinioni dei più e dei meno esperti che hanno, però, in comune l’interesse per il brand in questione..

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